8 Novembre 2023
Le CALORIE che contano - quelle VUOTE
della Dottoressa Rita Floris medico - specialista ginecologa
Cosa significa? La definizione “calorie vuote” si riferisce a quelle offerte da bibite e alimenti con basso o nullo valore nutritivo in termini di grassi, protidi, carboidrati complessi, vitamine, fibre, fitonutrienti, sali minerali e ad alto contenuto di zuccheri o alcol. Se consumiamo abitualmente calorie vuote, otteniamo un rapido aumento della massa grassa; oltre che malnutrizione, per carenza di nutrienti essenziali. Il maggior consumo di calorie vuote è a carico di saccarosio, il comune zucchero da cucina, ma anche di fruttosio o di qualsiasi altro zucchero, melassa, estratti e sciroppi di frutta, farine raffinate e alcol.
Esempi: 125 cc di vino – 84 Kcal; 40 cc di un super alcolico - 94 Kcal; 200 cc di birra- 170Kcal. Siamo soliti ripeterci che il vino offre anche fitonutrienti (polifenoli, resveratrolo et.); è vero ma, per sopperire al fabbisogno, dovremmo consumarne quantità eccessive, incompatibili con il benessere epatico, gastrico e vascolare, oltre che del tessuto nervoso. Perciò, ci accontentiamo di un consumo ridotto, preferibilmente occasionale, e assumiamo i fitonutrienti nell’innocua formulazione nutraceutica.
Cosa c’è dentro un cocktail? Zucchero, superalcolici, bibite colorate - forse con estratti di insetti - oltre a succhi di frutta che creano l’illusione di consumare una bibita sana, o quasi. Potremmo anche eliminare del tutto i cibi solidi ma se continueremo a ingurgitare bevande contenenti tossine e il quantitativo di zuccheri sufficiente a strutturare, o almeno a mantenere, il tessuto adiposo, saremo sempre dentro il problema del sovrappeso quando non anche dell’obesità.
Così il cerchio si chiude e io mi sento come il Grillo parlante di Pinocchio, ma non mi stanco di ripeterlo: se avrò raggiunto con queste informazioni anche una sola persona, mi riterrò appagata. Dovremmo iniziare a volerci bene davvero, chiudendo gli occhi e tappandoci le orecchie per resistere alle sirene che l’industria ci invia per venderci prima il cibo e le bevande spazzatura, e poi i farmaci o gli interventi chirurgici nel vano tentativo di rimediarne i danni.
Impostare una dieta ipocalorica non può essere finalizzato solo a ridurre la massa grassa del corpo, poiché è inverosimile che l’estetica sia il solo problema. Ciò che deve proporsi in cima alla lista è l’opera di rilascio delle tossine in essa accumulate. Perché, sino a quando il loro carico supera il limite di tolleranza, il nostro cervello, macchina perfetta, continua ad attuare raffinate strategie che ci costringono ad assumere calorie in eccesso al fine di consentire lo stoccaggio delle tossine nel tessuto in cui creano meno danni: il grasso. Tuttavia, seppure in prevalenza accolte nel tessuto adiposo, le scorie trovano il modo per procurare disturbi, disfunzioni, sindromi e malattie. E con queste saremo costretti, prima o poi, a fare i conti, al di là di qualsiasi valutazione di immagine. Uno degli ostacoli al ripristino di una giusta composizione corporea, con una massa grassa proporzionata a quella magra, nasce da un circolo vizioso: più grasso abbiamo e più la nostra biochimica muta a favore di un suo ulteriore accumulo.
Le tossine ci vengono offerte sotto forma di cibi “di conforto” ai quali ricorriamo quando meno dovremmo: cioè quando siamo in crisi, con le idee confuse, o in preda a contrarietà di qualsiasi genere. Un’altra fornitura extra di tossine proviene dai farmaci chimici, come possiamo leggere in tutti i bugiardini allegati, a proposito degli effetti indesiderati.
Oltretutto, gli zuccheri in eccesso minano la volontà, incrementano l’ansia e favoriscono la disbiosi intestinale privilegiando la crescita di colonie patogene, in luogo di quelle che producono i neuromediatori della felicità, capaci di dialogare con quelli cerebrali. Se siamo infelici, non è solo la condizione esistenziale a renderci tali, ma la nostra incapacità di gestirla, anche a causa del crollo energetico e del cattivo umore provocato da tale squilibrio nutrizionale e del microbiota intestinale.
L’aspetto più stupefacente di questo problema consiste nel fatto che, tra tutti i rischi e le conseguenze che l’obesità comporta: psicologici e di autostima con pulsioni suicide -pare correlate ai farmaci per dimagrire-, pressione alta, tromboembolie, iper-colesterolemia/ trigliceridemia, diabete, maggiore esposizione ai tumori, ridotta aspettativa di vita, malattie del cuore, steatosi epatica, la più frequente motivazione all’impegno in uno stile di vita sano, deriva dai primi della lista, in sintesi dal danno estetico.
Seppure neanche questo, come gli altri numerosi e gravi rischi, sia adeguatamente motivante e ci spinga talvolta a ricercare diete e pillole miracolose, o altre più rischiose scorciatoie, perché abbiamo fretta e vogliamo risultati immediati. Questi sono possibili ma inutili, perché il cervello viene messo in allarme dalla “carestia” cioè rallenta il metabolismo e spinge compulsivamente al consumo di cibo e bevande spazzatura, migliorando la sua capacità di accumulare grasso - secondo quanto appreso nel corso dei millenni – già quando le restrizioni caloriche comunque attuate sono ancora in corso.
Quindi, nella fase iniziale del cambiamento, non ci conviene ridurre l’apporto calorico derivante da una sana nutrizione, ma evitare le calorie vuote e controllare l’introduzione di tossine sotto forma di farmaci, coloranti, conservanti, pesticidi, limitandole il più possibile; agire con terapie detox e attuare un programma di attività fisica quotidiana, leggero ma costante. Quando il grasso non servirà più come deposito e stoccaggio delle tossine, si scioglierà senza troppa fatica, come neve al sole, e il cervello smetterà di spingerci compulsivamente a consumi calorici esagerati.
Nei prossimi articoli vedremo strumenti e accorgimenti per realizzare il cambiamento, senza troppa sofferenza e con qualche premiante risultato. Frattanto ti consiglio di andare a leggere ai seguenti link:
Buon cambiamento!
Dott. Rita Floris - Doc Chef
L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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