28 Febbraio 2023
Sete o fame? Sapete riconoscere i segnali d'allarme che vi dà il vostro corpo?
della Dottoressa Rita Floris medico - specialista ginecologa
Il tessuto adiposo, un tempo prezioso per la possibilità che offriva, a chi ne era ben provvisto, di sopravvivere alle frequenti penurie e carestie, è stato trasformato oggi in una struttura di accumulo e stoccaggio delle sostanze tossiche, provenienti dal cibo, dall’aria, dall’acqua, dai farmaci e dai prodotti igienici e cosmetici, che in altri organi e tessuti causerebbero danni ben più gravi. Ciò nonostante, in realtà, il tessuto adiposo è ancora una risorsa inesauribile per tutto il corpo: per esempio le sue cellule possono sostituire quelle di altri tessuti convertendosi in preziose staminali.
Il grasso è la sede in cui le tossine procurano meno danni ed è per questo motivo che il cervello oppone resistenza alla sua riduzione: previene il riversarsi di un grande carico tossinico nel torrente sanguigno, dal momento in cui l’opera di demolizione del grasso inizia a causa della restrizione calorica. Anzi, la nostra centralina di comando, quando il livello d'inquinamento corporeo sale, richiede e impone un ampliamento del tessuto adiposo.
Perciò, qualsiasi regime che si ponga come obiettivo la riconquista e la stabilizzazione del peso forma e la contemporanea (prioritaria) guarigione di eventuali disturbi, disfunzioni, patologie e sindromi, deve necessariamente passare per un profondo processo di depurazione, da avviare ancora prima di operare una riduzione dell’apporto calorico (cfr articolo precedente). Altrimenti si rischia di drenare solo un po’ di liquidi e di ridurre la massa muscolare: ciò che crea l’illusione di un rapido dimagrimento. La delusione si presenta puntualmente poco dopo la fine di tutte le diete male impostate: se non si è riusciti a ridurre drasticamente l’inquinamento corporeo, il cervello trova il modo per costringerci a recuperare il grasso perduto e anche un poco di più.
Ciò che occorre davvero è imparare a nutrirsi, trovare delle proposte alimentari piacevoli che non ci facciano contare i giorni che ancora mancano a raggiungere l’obiettivo e a finalmente interrompere la dieta di una settimana, di un mese o di una stagione. Le diete prima o poi si interrompono, mentre una sana impostazione nutrizionale, se riesce a imporsi per piacevolezza ed efficacia, è per la vita.
L’aumento del grasso è molto spesso mediato dall’assunzione frequente di calorie vuote, stuzzicanti e facili da assumere, senz’altro impegno che aprire una busta.
Di cosa si tratta? Le calorie vuote sono fornite dallo zucchero di qualsiasi colore e provenienza; dai super alcolici; dalle farine e dai cereali raffinati, dai cibi industriali ricchi di zuccheri, oltre che di grassi trans e di pesticidi, coloranti e conservanti; cioè cibi e bevande “spazzatura”. Si chiamano calorie vuote perché prive di qualsiasi altro valore nutrizionale. Gli eventuali additivi sotto forma di fibre, di vitamine e di sali minerali, tanto decantati dalle industrie alimentari, non ne migliorano la qualità.
La storia dell’alterazione metabolica spesso inizia dal dimenticare di bere la quantità necessaria di acqua pura ogni giorno. Talvolta accade a causa del tipo di lavoro, per la difficoltà di assicurarsi la disponibilità di un bagno pulito dove svuotare la vescica, per pigrizia, per inconsapevolezza. Qualunque sia stata la causa di questa “dimenticanza” il risultato sarà sempre un guasto al centro cerebrale della sete, per cui verrà a mancare completamente lo stimolo. Addirittura può accadere che, in tale confusione di segnali, bere qualche sorso d’acqua provochi nausea!
La disidratazione favorisce la concentrazione delle tossine di provenienza esterna (esogene) e interna (endogene) e la difficoltà a eliminarle attraverso le vie urinarie, l’intestino e la pelle. Perciò si avrà un accumulo di queste sostanze nel tessuto adiposo che sarà spinto a espandersi, per poterne accogliere in maggiore quantità. (cfr articolo precedente sull'acqua)
Tuttavia, vi è un aspetto della mancanza di sete che la rende ancora più importante dal punto di vista metabolico: dopo tanta siccità, il corpo non riconosce più il segnale di allarme della disidratazione e lo confonde anzi con un segnale di fame; cosicché la persona assetata, piuttosto che bere due bicchieri d’acqua, andrà alla ricerca di cibo. Questo, per quel minimo di liquidi che contiene, tampona il disagio, ma solo temporaneamente, e contribuisce a innescare il circolo vizioso della ricerca di zuccheri conseguenti alla scarica insulinica e all’avidità dei recettori cerebrali per gli oppioidi, che sono gli stessi degli zuccheri. Ecco perché si può generare una vera e propria dipendenza.
Chi ha difficoltà a bere un bicchiere d’acqua intero, inizi con un sorso ogni dieci minuti. Il centro della sete ringrazierà e, in seguito, anche tutto il cervello e il resto del corpo faranno altrettanto.
Dott. Rita Floris
Per andare oltre potete ritrovare gli articoli della dottoressa Rita Floris nella rubrica Benessere di questo magazine.
L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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