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Il passatismo vi dice niente?

Il passatismo vi dice niente?

 

''Era meglio prima''. Chi non ha mai sentito (ho detto) questa recriminazione. I tempi moderni sono divenuti più che mai angoscianti alla luce dei cambiamenti climatici e delle attuali preoccupazioni sociali.

I nostri genitori e nonni pensano che il mondo girasse meglio prima... ma prima di cosa?

Prima quando l'essere umano aveva aspirazioni più alte, quando l'intelligenza non si era ancora arresa...?

Oppure prima che le fabbriche senza vincoli, spargessero i loro rifiuti nell'atmosfera nei mari, nei fiumi... prima della scoperta degli antibiotici, periodo nel quale si moriva di vaiolo o di tubercolosi, prima delle cure palliative, prima di avere il riscaldamento in inverno nelle nostre camere...?

Secondo lo psicologo Serge Ciccotti, ci sono due ragioni principali per sostenere questo "Era meglio prima": nel presente siamo più sensibili al negativo che al positivo mentre la memoria, invece, trattiene il positivo e dimentica il negativo. Le ricerche in psicologia mostrano infatti l'esistenza di una tendenza alla negatività, e siamo più colpiti dalle cattive notizie che dalle buone, vediamo più i difetti che le qualità: "Molti sviluppi positivi sono invisibili e i media ci dissetano di eventi negativi - attacchi terroristici, incendi, Tsunami... - sopratutto per il loro lato spettacolare."

Un altro fattore è che preferiamo cio' che conosciamo, cio' che abbiamo già sperimentato: ci dà sicurezza. La paura dello sconosciuto gioca un ruolo importante per gli anziani. Più invecchiamo, più abbiamo delle paure, più ci sentiamo in insicurezza. Attraversare una strada, prendere la macchina, uscire di notte, parlare con uno straniero... tutte queste attività di ogni giorno possono essere una sorgente di paura per i nostri anziani che non perderanno occasione per dire ''ai miei tempi potevamo uscire senza aver paura di farsi aggredire'', oppure ''ai miei tempi potevamo giocare in strada senza aver paura delle auto''...

Tendiamo a ricordare più gli eventi passati positivi che quelli negativi, e' dimostrato da studi fatti negli Stati Uniti. Solo le persone depresse si sottraggono a quest'illusione.

Provate a fare un'esperienza, se avete vissuto eventi negativi, cattivi nel vostro passato (parlo di almeno 15 anni fa), cosa vi rimane oggi di questi momenti se non il ricordo di non essere stati bene, di aver sofferto... invece pensate a un evento felice del vostro passato, vedrete che ritroverete le sensazioni, le emozioni, anche la voglia di ridere vi sovviene facilmente. Ovviamente il risultato dipende dall' età, più siamo anziani e più ci ricorderemo delle cose positive e cancelleremo quelle negative.

Questo effetto di cancellazione è stato osservato nel cervello delle persone esaminate mediante "imaging cerebrale": "Negli anziani, un'area chiamata complesso amigdalino, che interviene nella genesi delle emozioni, è attivata sia dalle immagini positive che da quelle negative. Mentre nei piu' giovani questa zona è attivata solo da immagini negative.... Questa osservazione suggerisce che gli anziani manifestano più reattività emotiva alle immagini positive rispetto ai giovani: tutto accade come se fossero in condizione di prestare  maggior attenzione".

Secondo la "teoria della selettività socio-emotiva", ognuno dirige la propria attenzione verso pensieri o ricordi positivi quando si rende conto che il tempo che gli resta da vivere è limitato. E' il caso degli anziani, ma anche dei più giovani alla fine della vita: essi manifestano una maggiore attenzione agli stimoli positivi.

Infine, tutto tende a dimostrare che questa nostalgia del passato sentita dai ''passatisti'' testimonia soprattutto la speranza di un futuro migliore... Nel nostro tempo, gli anziani e i genitori non sono più gli unici a farsi venire i capelli bianchi pensando al proprio futuro.

Christine Lauret

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Chi sono
Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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