Overblog
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog

La figura del gatto nel corso dell'Antichità

La figura del gatto nel corso dell'Antichità

Chissà se, in una delle sue nove vite, il nostro amico peloso ha vissuto i tempi dell’Antica Roma: avrà visto Cesare attraversare il Rubicone, o magari avrà assistito all’eruzione del Vesuvio nel 79?

Nel corso dell’Antichità il gatto assume diverse valenze, a partire da quella divina in Egitto. Il gatto infatti proteggeva la casa dai topi, dai serpenti e dagli scorpioni, tanto che in un primo momento iniziò a far parte della famiglia, fino ad essere oggetto di venerazione. Non a caso la dea egizia Bastet, dea della casa, delle donne e della fertilità, era raffigurata con sembianze feline.

Ma è errato credere che a Roma il gatto domestico si sia diffuso in seguito alla conquista dell’Egitto, quindi solamente nel 30 a.C. Siamo certi infatti che il nostro simpatico compagno si trovasse in Italia già nell’VIII secolo a.C., con la colonizzazione della Magna Grecia.

Eppure, se chiedessimo a un Romano di età repubblicana di scegliere tra cane e gatto, ad avere la meglio sarebbe il primo: il cane incarnava perfettamente i valori romani di pietas (sentimento di affetto e di profonda devozione) e di fides (fedeltà, che si rispecchia nel nome canino più comune, “Fido”).

Animale stoico, dunque, che si opponeva all’atarassia (“assenza di agitazione”) del gatto, che per questo motivo era associato alla dottrina epicurea, che non si curava della comunità e della vita politica, elemento inaccettabile per un Romano del tempo.

Questa visione sarà in qualche modo rovesciata nel 45 a.C., quando Cicerone definisce come stoici tutti gli animali, e perciò anche il gatto, poiché in grado di sopportare il freddo, la fame e le ferite, e disposti a tutto pur di difendere la famiglia.

La vera svolta però si ha nel I secolo d.C., quando Roma, sulle orme dell’Egitto, introduce delle leggi per tutelare i gatti, utili più di altri animali a scacciare i roditori. Ciò è dovuto con tutte le probabilità all’assimilazione del culto di Bastet e Iside a Roma, che iniziò ad istituire numerosi templi in loro onore, dove gatti di ogni colore e dimensione potevano vagare in libertà, talvolta ricevendo persino offerte di cibo.

Anche se purtroppo il gatto non venne divinizzato come in Egitto, si può dire senz’ombra di dubbio che cominciò ad avere successo a Roma, ormai intenerita da quegli adorabili musetti. Ad esempio, si diffuse il cognome “Cattus”, termine da cui deriva l’italiano “gatto”, oppure i soldati centurioni portavano gatti di diversi colori come simbolo sui loro scudi.

Purtroppo, è l’ascesa del Cristianesimo a demonizzare la figura del gatto, in quanto animale notturno. Fu poi associato alle streghe che, un po’ alla Sabrina Spellman, erano solite trasformarsi in felini o altre creature. Ma anche se così fosse, sarebbe un motivo in più per tenersi stretta la nostra amata palla di pelo: non vorremmo certo che ci lanci una maledizione in vista del 2024!

Giada Atzeni

Torna alla home
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Chi sono
Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
Vedere il profilo di Words and Dreams sul portale blog Overblog

Commenta il post