6 Febbraio 2023
Il bullismo è entrato nella mia vita all'età di 11 anni.
Ero una bambina serena e tranquilla, avevo già avuto qualche difficoltà da piccola a socializzare pero' sono stata capace di uscire dal mio guscio e diventare una ragazza felice, curiosa, apprezzavo i viaggi e avevo una bella infanzia.
A 11 anni, la mia famiglia si trasferi' in un paese estraneo e vengo così catapultata in una nuova scuola, nuova classe, nuovi alunni e... nuova lingua.
Pensavo che sarei stata accolta e apprezzata per la mia differenza, alla stessa stregua di come io apprezzavo tutto cio' che era diverso dalla mia cultura.
Ahimé! Ho potuto scoprire che più sei ignorante meno apprezzi le diversità, perché ti senti in pericolo. Oggi, l'ho capito. Ma all'epoca non lo avrei mai immaginato. L'ho dovuto imparare a mie spese.
Per farla breve, sono stata presa in giro da tutta la classe e forse da quasi tutta la scuola.
Perché?
Non solo perché non parlavo la loro lingua, ma anche perché nata nel paese sbagliato: la Francia. La più piccola parola, che cercavo di pronunciare nella loro lingua, veniva subito ripresa da tutta la classe accentuando la mia pronuncia sbagliata e ridendo a squarciagola senza mai cercare di aiutarmi.
Diventai muta.
Per mesi non ho più pronunciato una parola a scuola. Non rispondevo nemmeno ai professori che al posto di cercare di capire che qualcosa non andava, si accontentavano di rimproverarmi in modo ironico.
Convocarono mia madre... ma neanche lei parlava bene la loro lingua. Quindi è stato un dialogo fra sordi.
Io, da brava ragazza mi sono impegnata ancora di più a scuola, volevo essere capace di parlare meglio di loro il giorno in cui avrei aperto bocca. Volevo una rivincita, diventare più brava di loro.
Mi ci sono voluti alcuni anni. Ma nel frattempo andare a scuola era diventata quasi una punizione per me. Ce l'avevo con mia madre per avermi portato in questo paese in cui per anni non ho avuto un amica, non sono stata invitata ad un compleanno, non ho avuto una compagna di classe con cui condividere il mio malessere. O venivo bullizzata o facevano finta di non capire quanta sofferenza c'era in me... ognuno per conto suo.
E i miei genitori?
Anche loro avevano la loro dose di problemi. Non volevo aggiungere il mio al peso che avevano già, quindi non ho mai parlato, non ho mai ammesso di essere bullizzata. Mia madre non sospettava niente e mi diceva, quando mi lamentavo di non avere amici: «Sei tu che hai bisogno di loro, quindi muoviti, vai, parla, fatti accettare...». L'avete capito, non è una madre italiana, è francese e lei reagiva con la sua educazione, la sua cultura.
Ho iniziato allora ad avere problemi di pelle. La mia epidermide si è ribellata, si rinnovava troppo velocemente quasi volessi cambiare pelle, crescere in fretta, entrare in un altro corpo. Questa malattia autoimmune si è sviluppata come se fosse l'unico modo per me di urlare il mio dolore al mondo intero.
Non sono mai stata picchiata come succede in alcuni casi di bullismo, ma credetemi, anche quello psicologico è una vera sofferenza, e vi cambia per sempre.
Della bambina felice con tanta gioia di vivere che ero, non resta niente. Sono arrabbiata, non sopporto le ingiustizie, la mia pelle e io soffriamo in silenzio ancora dopo 6 anni.
La cosa positiva è che ho raggiunto il mio obiettivo, sono effettivamente diventata più brava degli altri in questa lingua straniera. La coniugazione e la grammatica non hanno più segreti per me ed è raro che possa sbagliarmi. Parlo senza accento e scrivo cosi bene nella loro lingua che ora sono i miei testi ad essere spesso letti in classe davanti a tutti e anche pubblicati qualche volta!
Si, la mia rivincita me la sono presa.
Oggi ho alcuni amici ma sopratutto combatto le diseguaglianze, le ingiustizie e parlo anche quando forse dovrei stare zitta. Nessun adulto mi fa paura o mi fa abbassare gli occhi. Sono una guerriera di 17 anni.
Questa storia è vera, ho ascoltato il racconto di questa adolescente e l'ho scritto nel modo più giusto e fedele per non tradire la guerriera che è diventata.
Il bullismo è come il ciclo dell'acqua, non si ferma da solo, state attenti ai cambiamenti di un bambino, spero che questa storia vi possa far riflettere.
Christine Lauret
L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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