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la Tailandia settentrionale

 

 

«Fa che la tua vita sia ogni giorno un viaggio»

 

Concludo il mio giro nel nord della Tailandia non senza avere capito quanto il disastro inflitto dalla pandemia possa avere colpito queste zone. Se alcune città come Chiang Rai hanno saputo «rimbalzare» e uscirne, altre sono ancora in profonda sofferenza. Chiang Mai riesce a mantenersi all' altezza di prima, invece Pai, che era una piccola città allegra e prospera, ha visto i suoi negozi chiudersi uno dopo l'altro, e i cartelli «vendesi» si fanno ogni giorno più numerosi. Per quanto riguarda i Resort, un tempo brulicanti di turisti, oggi sono invasi dalle erbe selvatiche... la natura si è ripreso i suoi diritti. Pai è diventata letargica. Molti occidentali che mercanteggiavano qui, sono andati via portando con loro il saper fare e le loro competenze che rendevano le attività sicure. Questo ha causato un ritorno per la populazione all'arte di «arrangiarsi», cosi fioriscono anche le truffe, per cercare di attrarre i clienti con la cannabis sotto tutte le sue forme, praticamente in vendita libera! Pai ha sempre flirtato con le attività illegali.

Questo quadro, lo ammetto un po' scuro, non mi impedisce di amare di meno la Tailandia, il suo popolo combattivo e le immagini del loro quotidiano che ci regala con semplicità, una Tailandia nella sua diversità.

 

Parlando di diversità, vi porto in giro dalle «Long neck».

In nome della nuova ideologia e del rispetto, ormai è cosi' che chiamiamo la tribu Karen, rifugiati provenienti dalla Birmania. Nonostante gli anni passati in Tailandia, non avevo mai fatto una visita a questa tribu, giudicando questa visita pari a un zoo... La pandemia e l'abbandono dei volontari che aiutavano queste minoranze, lasciandoli in una situazione di precarietà decisamente in crescità, mi ha costretto a ripensarci. Ho allora deciso di visitarli ed è stata una vera sorpresa. Ho visto un popolo che accetta di esporre le proprie tradizioni, cosa che diventa una condizione indispensabile per ottenere un accoglienza tailandese perenne. Si mettono in scena allegramente, commerciando le loro cose in un paese molto pulito, senza alcun accenno di miseria. Il pudore mi ha impedito di chiedere se le bambine portano dei veri anelli al collo oppure se fanno finta per sole esigenze teatrali davanti ai turisti...

 

Continuiamo il giro con i Hmong...

Un popolo che è fuggito dal Laos dopo la guerra del Vietnam. I Hmong rifugiatisi in Tailandia, sono presenti principalmente nella regione di Chiang Mai e Chiang Rai.

Esperti coltivatori di frutta, dovono la loro salvezza in Tailandia al loro talento nella coltura ed essiccazione della frutta. Un'attività commerciale che prospera e che si esporta bene. Ormai i Hmong fanno completamente parte della Tailandia, sono belli e tipici nei loro abiti colorati, un segno distintivo dalle altre comunità per il piacere dei nostri occhi, che dà al viaggio un po' più di pepe.

 

In giro nella Tailandia elvetica...

Si anche questa è la Tailandia! Il ré Rama X, fervente innamorato della Svizzera, ha fatto erigere sulla vetta più alta della Tailandia, la dove gela in inverno, le famose pagode gemelle, in un ambiente lussuoso e totalmente europeo. Dobbiamo la bellezza di questo luogo alle mani magiche dei giardinieri. Uno spaesamento nello spaesamento...

 

Per terminare con il giro del nord, la natura mi ricorda che sono in Tailandia con le sue foreste umide, le sue cascate focose, le risaie che posso vedere mentre attraverso un lungo ponte in bambù che porta alle «hotsprings». 

Godetevi le foto!

Rolande Murat

la Tailandia settentrionale
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Chi sono
Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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