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Un futuro distopico

Un futuro distopico

Immaginate un futuro distopico, dove una risorsa essenziale è diventata rarissima...

 

Siamo nel 2070 la vita di tutti gli esseri è cambiata, mutata sì, ma non sempre del tutto positivamente. Uscivo di casa, ero appena stata equipaggiata dal laboratorio ufficiale della città con la capsula che mi permetteva di respirare a lungo sott'acqua. Potevo cosi svolgere il mio lavoro di «medico dei pesci» (il termine veterinario era scomparso dal nostro vocabolario, per evitare stigmatizzazioni), e scendere nell'Abisso.

Sul banco urbano di fronte all'ufficio notarile vicino al porto di Saint Pierre, era seduta una pleiade di tonnidi tutti in ghingheri. Cosa venivano a fare lì?

Già da anni i Delfini, così generosi, avevano insegnato agli uomini a comunicare con i pesci.

Figo mi direte! Sì, salvo che gli uomini, come al solito, si erano serviti di questo insegnamento per corrompere tutto il mondo marino, arrivando fino a porre alla loro testa i tonnidi. Gli uomini, avevano creato una dinastia, quella dei «bigs eyes».

Riscrivendo la storia, ovviamente con una propaganda accanita, riuscirono a fare un tour de force elettorale e posero sul trono, Marathon.

Marathon divenne «Marathon primo» e dal giorno della sua investitura, si gettò senza vergogna, nella pelle di sovrano legittimo, credette istantaneamente alle sue menzogne, e indossò le vesti di tiranno, sotto l'occhio complice degli Uomini.

Marathon primo sposò Bonita, non per la sua bellezza, ma perche' questa unione gli dava accesso al gruppo meno «nobile» dei Tonnidi: i Boniti, conosciuti per essere feroci guerrieri... Aumentando così il numero dei suoi vassalli.

Fin dal suo arrivo al potere, Marathon primo, aveva venduto ai pescatori di Terre Sainte, tutte le strade migratorie dei pelagici. Questi pescatori si erano rapidamente arricchiti con la pesca facile, abusiva, intensiva...

Marathon primo era un tiranno, sleale, aggrappato mediante oscuri accordi agli umani altrettanto senza scrupoli.

Su questa panchina di fronte al Porto, tutto il suo governo aspettava... Tutti dotati della capsula che permetteva loro di respirare sulla terra.

Una notizia pero' era stata tenuta segreta fino ad oggi. Infatti Marathon primo aveva tirato le cuoia da due giorni.

Vittima della pesca eccessiva dei giapponesi, anch'essi sleali, praticando la pesca alla dinamo, con le anguille elettriche, Marathon primo giaceva a quest'ora su una bancarella di Tokyo...

Da Bonita aveva avuto un figlio, che sarebbe diventato nei prossimi giorni, Marathon secondo, purtroppo senza volerlo.

Era questo che aveva portato i membri del governo a Saint Pierre. Accompagnavano il futuro monarca a terra. Quest'ultimo doveva regolare la successione del padre.

Uscito dall'ufficio notarile con le spalle curve, più triste di un giorno senza sardine, la sua capsula ben ancorata sull'udito sinistro, il nuovo Re si avvicinò al gruppo. Una grande tonno banana, ministro delle finanze, truccata come un'auto rubata, andò incontro a lui; solo il bottino le interessava. 

''- Due fabbriche di conserve di sardine e sgombri a Pierrefonds'' dice Marathon secondo
Ah bene! Ma senza teste e in scatole? Cosa ne faremo? Rispose la grande tonno banane
- Beh... niente di preciso... venderei tutto...
- Ma cosi moriremo di fame...
- temo di si...''

Nel Porto, l'acqua era agitata come non mai, il piccolo numero di barche che lo abitavano dondolavano, numerosi pontili erano ormai scomparsi da tempo.

Nonostante le acque sporche e poco accoglienti, un impressionante gruppo di pesci si muoveva, si alzava sulle pinne caudali, vociferava, gridava mostruosità contro il regno di Marathon primo. La notizia della sua morte era ormai ''trapelata" e la gente della Marina era felice.

Tutto ciò scatenò il panico tra i pescatori di Terre Sainte, schiacciati dalla constatazione che ormai la pesca non sarebbe stata più la stessa. Avevano perso l'abitudine e le abilità a pescare normalmente e ora con la scomparsa di tutta la carne da molto tempo, la prognosi di sopravvivenza del resto dell'umanità (o di ciò che ne restava!) era in grande pericolo.

Alla fine, il peggio accadeva: un prodotto, presente, visibile, a portata di linee o di mani, ma inaccessibile perché non erano in grado di pescarlo.

Alcuni si batterono le mani al loro petto facendo il mea culpa. Altri cominciarono a fomentare disordini, infine altri si rassegnarono...

Ma tutti, con una lucidità propria degli uomini, lessero nella morte di Marathon primo, il detto di un vecchio adagio che dice «un tiranno non muore mai nel suo letto». Il letto per Marathon è stato quello di alghe del mercato di Tokyo!

 

segue..

 

Rolande Murat

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Chi sono
Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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