Maura è una mia alunna molto diligente e rispettosa, educatissima, sempre collaborativa e generosa nei confronti del suo prossimo. Non ha esattamente un fisico da calciatrice ma, tutte le volte che propongo di giocare a calcio, lei è una delle poche ragazze sempre pronte a partecipare. Siamo quasi alla fine dell'anno scolastico e trova il coraggio di farmi questa importante confidenza di cui adesso vi parlerò, e che a breve verrà estesa anche ai miei colleghi e ai suoi compagni di classe.
L'episodio risale a un anno fa.
- Scusi prof, le devo dire una cosa.
- Sì, dimmi Maura – aggiungo sbrigativo, senza accorgermi del suo imbarazzo.
Siamo al cambio dell'ora, in mezzo all'andito della scuola che di colpo si è trasformato in una piazza brulicante di alunni, docenti, collaboratori scolastici e, come se non bastasse, è presente anche qualche genitore particolarmente apprensivo, venuto a prelevare il figlio o la figlia in seguito a un improvviso “mal” di filosofia, matematica o greco. Ho molta fretta perché devo fare lezione in un'altra classe, per giunta una prima, e già sento gli alunni scalpitare ché non vedono l'ora di scendere giù in palestra a sgranchirsi le articolazioni dopo quattro ore di latino e greco nell'assoluta immobilità cadaverica. Riconosco le loro sagome in controluce, sono quasi tutti fuori dall'aula, in fondo al corridoio, vicino all'uscita di sicurezza, e, sbracciandosi come dei mimi, mi fanno segnali di tutti i tipi, come per dire: prof cosa aspetta ad avvicinarsi? Noi siamo pronti! Anzi, prontissimi!
Maura mi guarda dritto negli occhi, ha un attimo d'esitazione, poi prende fiato e coraggio e mi dice:
- Prof da domani ho deciso di non chiamarmi più col mio solito nome, da domani mi chiamerò Leonardo. -
Stavolta sono io ad avere un attimo d'esitazione, questa affermazione mi coglie di sorpresa e ho solo pochi secondi da giocarmi per trovare le parole giuste che possano trasmettere tutto l'affetto e il sostegno che merita una confidenza così importante.
- Bello, ma dai!... - le dico stringendole entrambe le mani, mentre cerco d'entrare nei suoi occhi per capire più a fondo ciò che la sua anima mi vuol dire.
Poi, da padre apprensivo aggiungo : - Ma, ci hai pensato bene?...
Maura mi guarda serena e mi dice: - E' da più di cinque anni che ci penso, non ho alcun dubbio, io mi sento Leonardo. -
Continuiamo a discutere, mettendo a confronto anche l'ipotesi di una semplice omosessualità (cosa completamente diversa), ma Maura ha le idee chiare, ha appena compiuto diciotto anni e ha tutta la determinazione di affrontare la faticosa esperienza della transizione che comporterà, oltre all'intervento chirurgico, la somministrazione continua di cure ormonali che l'aiuteranno a far coincidere l'aspetto esteriore del suo corpo col suo essere più profondo.
- Sono felice per te Maura, anzi, Leonardo! Anzi, Leo. Troppo lungo Leonardo! Ti faccio un enorme “in bocca la lupo”e ti auguro con tutto il cuore tutto il bene del mondo -
Incuranti della gente e delle norme anti-COVID, nascondiamo gli occhi lucidi in un abbraccio interminabile, poi lei torna in classe e io, a passo svelto, vado a prendere i ragazz* della prima sezione gamma.
- Prof siamo in ritardissimo, oggi non arrivava più... -
- Sì, avete ragione ragazzi, ma stavo parlando di una cosa molto importante...