30 Aprile 2021
L'ho incontrato.
L'uomo di ghiaccio...
Quello che la morte non ha voluto.
Ma sotto questa corazza, ho incontrato un'altra persona, sensibile, piena di emozioni che lo fanno sentire ancora vivo malgrado l'incidente.
« ... Sii saggio, mio Dolore, e calmati... »
Tra le emozioni ci sono la gioia, la tristezza, la rabbia... ma ne esiste una che alimenta Roberto Zanda, è la sofferenza.
Non pensiate che si lamenti o cerchi compassione. Assolutamente no, ne parla come della sua compagna di vita, la sua amica. È lei che lo faceva andare avanti nelle gare ed è ancora lei che lo fa stare in piedi oggi, mentre i dolori ai moncherini dovrebbero impedirgli di camminare anche pochi chilometri ogni giorno. La sofferenza è il suo carburante.
Non la sofferenza morale, no... Di lei non ne parla, la sorvola, la sfiora, non si sofferma su di lei, è troppo doloroso pensarci. È Lei che ha sentito nella foresta dello Yukon quando era senza scarpe, senza guanti e ha preso coscienza che la morte era li, vicino a lui, che l'aspettava. Questa sofferenza ti fa affondare. Invece, la sofferenza fisica, Roberto la conosce bene, la trasforma in una forza salvatrice e va avanti, è la sua energia.
« ... Da una prigione si esce... »
Roberto Zanda, lo conoscete tutti, l'ultramaratoneta che ha fatto l'Ironman, corso in quasi tutti deserti del mondo, usato le sue scarpe nella Trans-Pirenaica e ha finito la sua corsa... nello Yukon, dove ha perso tutto… gambe, mani, autonomia... Ha vinto solo una cosa: un soggiorno in prigione a vita... Perché la prigione non è quella a cui pensate voi, da una prigione si esce, la vita dà sempre un'altra chance... invece dalla prigione di Roberto non si esce mai...
Il destino
Certo, ci sarà chi dice: «se lo è cercato, colpa sua, troppo cocciuto, non ragiona con la testa ma con i piedi, non ha limite, è egocentrico...» Lo dice anche sua moglie quando non ne può più.
Qui fermiamoci un attimo.
Siete sicuri che per una scelta fatta un giorno, dovrete pagare per tutta la vita?
Sicuri che dobbiate essere puniti per sempre, per uno «sbaglio»?
E a proposito di sbaglio... siamo cosi certi che fosse un suo sbaglio?
Io mi chiedo come in una corsa del genere si lasci ripartire un concorrente che non ha dormito per 48 ore? È normale che non ci sia stato un medico, al check point, che lo controllasse, lo fermasse?
Potreste pensare che fosse lui a dover prendere questa decisione, da solo, è adulto no?... Si certo....
Una cosa però... sapete cos'è l'adrenalina? L'euforia di sentirsi dire dopo avere fatto quasi 300 chilometri nel ghiaccio, che tu, sardo, 60 anni, sei il secondo in una corsa estrema, dove gli altri concorrenti hanno abbandonato? Avete idea della «pressione» che sentireste in questo momento sulle vostre spalle? Sentire tutto il popolo Sardo dietro di voi, che nella vostra testa urla: «Dai Massiccione, sei tutti noi! Vaii!». La gratificazione di tanti sforzi, anni di preparazione, una vita di privazioni e fatica... Come si può prendere la decisione di fermarsi proprio in quel momento? Anche voi, seduti sul vostro divano, avreste deciso di continuare.
Poi... l'incidente.
Come per tanti incidenti, non è colpa di nessuno. Un piede che scivola, il buio, il ghiaccio e patatrac... una vita rovinata.
Sì… anche ai prigionieri si dà un'altra chance.
Perché dovremmo giudicare un uomo che ha sempre fatto tutto questo per passione? Perché non dovremmo aiutarlo, umanamente, a ritrovare un po' di gioia e indipendenza? È possibile che nessun istituzione, stato... intervenga per aiutare un maratoneta che ha sempre portato in alto la bandiera della Sardegna? Nessuno che si sia occupato di procurargli delle protesi dignitose, non quelle di «Pinocchio», per proseguire la sua vita: la corsa.
Quando vedo Roberto, uomo semplice, senza filtri, assumersi tutte le responsabilità, non chiedere nulla a nessuno, senza mai un lamento, senza mai dire «se avessi fatto...se mi avessero detto...», mai un rimprovero per nessuno, anzi! Quando vedo un uomo con tanta passione, fermato nella sua corsa per colpa del destino, dico: «Ma non c'è qualcuno che gli dia dei piedi per correre?»
Voi, appassionati di musica, ballo, lettura, sport, potreste vivere senza? Avrebbe un senso una vita senza queste passioni? A cosa serve vivere a lungo se è per essere prigionieri del proprio corpo? Secondo voi questo è vivere?
Prima Massiccione affrontava la vita... oggi, l'aspetta… capite la differenza? La sentite?
«Bisogna morire a una vita per entrare in un'altra »
(Anatole France)
Avrei tante cose da dire su Roberto Zanda!
È una macchina, una macchina straordinaria che trasforma tutte le cose negative in energia positiva per superare i suoi traguardi, le sue sfide, non per gli altri ma per se stesso.
È una macchina, una macchina straordinaria che trasforma tutte le cose negative in energia positiva per superare i suoi traguardi, le sue sfide, non per gli altri ma per se stesso.
Il maratoneta vorrebbe entrare in questo nuovo mondo correndo, in compagnia del suo corpo scultoreo, coccolato, sempre pronto ad affrontare una nuova sfida. Roberto «coltiva» ogni oggi, ha imparato che il domani non è assicurato. In una sola vita, lui ne ha già vissute tante e non ha finito, la sua sorte non è sigillata...
Ha perso i suoi arti nell'Artico ma ha guadagnato una lingua… e quando inizia a parlare, nessuno lo ferma: è un torrente tumultuoso e ininterrotto... come Massiccione correva, Massiccione parla! È cosi che è nata l'idea di un libro sulla sua storia. Se volete sapere di più e camminare al fianco di Massiccione, vi consiglio caldamente di leggere «una vita oltre»
Ho incontrato una bella persona, umana, una di quelle che non si dimenticano, una forza della natura e ho avuto la voglia di dargli un paio di gambe e di dirgli:
«corri Forrest, corri!»
Christine Lauret
L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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