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Francesco picciau, una centrale di emozioni

Francesco picciau, una centrale di emozioni

«Non dimenticare che le piccole emozioni,sono i grandi capitani delle nostre vite alle quali ubbidiamo senza saperlo»

Potrebbe essere una frase detta da Francesco ma no, è «solo» Van Gogh... e la fratellanza non si ferma qui!

Francesco Picciau, qualcuno di voi lo conosce già. Scultore, autore di racconti e poesie, artista... No, non vi farò l'ennesimo articolo che parla delle sue bellissime opere, non me lo perdonerebbe! E va bene così, perché ciò che m'interessa è l'uomo che si nasconde dietro la sua arte, quello che si emoziona, passionale, empatico, pieno di contraddizioni, che ha bisogno di creare per «spegnere» il suo cervello.

Sono le 10. Si siede e dice «avremo abbastanza tempo, fino alle ore 13 sono libero». Sorrido e penso, dipende se sia chiacchierone o meno. Appena inizia a parlare, mi piace subito. Mi piace il suo modo di emozionarsi ogni volta che racconta un momento forte della sua vita. Francesco non ha filtri, sento ogni sua emozione, vibra per ogni cosa che dice. Vivere «al risparmio» non è sicuramente il suo modo di essere!

In effetti, quando si risparmia è per comprare qualcosa...a cosa servirebbe risparmiare sentimenti o emozioni... con questi non si compra niente, sono persi, sprecati, invece Francesco le vive, le butta fuori come se seminasse fiori nel suo percorso. E lo seguo attraverso questo campo di girasoli.

Mi porta dalla sua Sardegna all' America del sud passando per Londra e Parigi. L'uomo somiglia ancora al giovane ventenne capace di ballare in discoteca tutta la notte, come tutti i ragazzi della sua eta, ascoltando John Lennon per poi trascorrere tutta la giornata in solitudine, a girovagare per il Louvre. Perché l'arte, se non è condivisa è meglio viverla da soli.

Le sue opere dimostrano un lavoro molto meticoloso, una grande esperienza. Però nonostante avesse delle predisposizioni che l'hanno portato all' interesse per l'arte, ha iniziato a scolpire solo a 35 anni. Prima di incontrarlo mi son chiesta come si fa ad iniziare a 35 anni e riuscire subito mentre altri hanno impiegato una vita per imparare pur esercitandosi ogni giorno?

È l'esperienza... Francesco ha l'esperienza della vita, viaggi, lavori diversi, disoccupazione, sentimento di inutilità, sport, gare, allievi, famiglia... La scuola della vita gli ha dato tanto e lui ha saputo assorbirne ogni elemento, analizzarlo, capirlo, integrarlo, digerirlo...lasciando che le sue mani si muovessero guidate solo dalle sue emozioni.

«Tutto quello che facciamo, un giorno o l'altro ci servirà»

Dopo uno sguardo alle opere di Francesco e una mattina con lui, ho capito: è lui l'opera! È lui che si deve guardare con attenzione, ammirarlo, prendersene cura come si farebbe con un quadro di Chagall. È un «investimento» di sensazioni certo, che prende valore con il tempo. Anno per anno conferma il suo lato artistico, cresce, le sue idee si fanno più brillanti, il lavoro più profondo. Al dilà della persona c'è un'anima, vecchia, secondo me, che sa captare le ferite dell'universo (perché, ne ha anche lui?...) e fare emergere un'idea...che non è proprio un'idea, è qualcosa di più profondo in lui che ha necessità di emergere, lo tormenta, e non gli dà pace fino a quando non prende i suoi strumenti e opera… Scolpire è diventato come respirare, è essenziale, esistenziale. Si serve allora del suo corpo da sportivo allenato per modellare: la forza fisica al servizio della potenza dello spirito. La forza ma anche il suo vissuto fisico... diventa ciò che scolpisce, si trasforma: libro, aquila, pappagallo... l' opera è lui. E quando scolpire non basta, prende la sua penna e scarabocchia sul carnet, torna indietro, cancella, scrive ancora, sistema una parola qua, una virgola là e nasce una poesia, un racconto, un pezzo per il teatro...e sono le emozioni a guidare la sua mano. Immaginatelo: trasportato dall'ispirazione, intaglia dà vita a un pezzo di ginepro come fosse quello stesso pezzo ad esigerlo. Oppure scrive come preso da un'entità che gli detta la sofferenza del mondo...

Il suo laboratorio? È itinerante: dove è, quando sente l'ispirazione, si ferma e crea.

E cosi ci regala la luce, luce che illumina la stanza buia, l'esistenza sfogata, le giornate spente. Risveglia la nostra sensibilità.

Francesco Picciau è un artista che si guarda, si ascolta, si vive, e uno senza l'altro non hanno senso. Prende ogni cosa che vive come un regalo donato dall'universo.

Se gli chiedete come abbia iniziato a scolpire...

Cala il silenzio ...

Parla con voce singhiozzante di quest'incontro fatto in spiaggia tempo addietro...

Un incontro, che ha dato un altro senso alla sua vita. Ha risposto all'appello dell'arte. Gli occhi diventano umidi, la voce più roca, le parole? Sparite... rimane solo l'emozione che riempie la stanza dove siamo. Mi sento anch'io pervasa dallo stesso sentimento...la mia penna rimane in sospesa e mi lascio trasportare ...a 30 anni fa.

Una spiaggia. Un tizio in carrozzina. Scolpisce anche lui. Guardando l'unico lavoro di Francesco (un pappagallo), gli dice che ha un futuro e lui non se la sente di lasciare cadere questo richiamo. In effetti, come deludere un uomo che usa tutta la forza del suo corpo disabile per scolpire, quando tu ne hai uno atletico, oltre alle competenze per farlo?

Qua si ferma. Riprende il suo respiro. Chiude un minuto gli occhi. Passa la lingua sulle labbra. Beve un goccio di caffè...il tempo di riprendersi, di non lasciarsi travolgere troppo. È pudico... Allora abbasso la testa, fingo di scrivere e lo lascio ai suoi ricordi... mi permette di uscire, anche io di questo sconvolgimento...

Adesso capite chi è Francesco? Qualunque sia la cosa che faccia, dica o crei, vi coinvolge, ha questo potere e lo usa; forse di questo non si rende neanche conto.

«Si deve iniziare per sentire ciò che vuoi esprimere» dice Van Gogh.

Francesco Picciau non solo l'ha capito ma non saprebbe fare altrimenti... è un artista nell'anima.

A proposito, sono le ore 14 … è un chiaccherone!

 

Christine Lauret

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Chi sono
Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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