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Alle origini del nuovo conflitto israelo-palestinese

Alle origini del nuovo conflitto israelo-palestinese

Perché Hamas ha attaccato proprio ora e ha preso di sorpresa Israele?

Un attacco improvviso che ha assurdamente trapassato le difese e l’intelligence israeliana.

Ma perché Hamas ha deciso di attaccare proprio ora? E perché non ha trovato ostacoli? Cosa succederà adesso?

 

L’attacco si può dire sia stato un disastro del sistema difensivo israeliano. I Sofisticati sistemi di spionaggio che hanno rassicurato a lungo il governo israeliano questa volta non hanno funzionato. Israele era certa che Hamas non avrebbe mai osato attaccare, ritenevano che gli stessi palestinesi  si sarebbero rivoltati contro di loro per aver originato un’altra guerra. Peraltro ogni giorno sono migliaia i palestinesi che entrano per lavoro in Israele con notevoli benefici per entrambe le parti.

Allora, perché proprio ora?

Bisogna considerare il contesto. Il mondo arabo sta in questo momento provando a venire a patti con Israele.

L’Arabia Saudita parla di normalizzazione delle relazioni con lo stato ebraico.

Come parte di questa possibile intesa, gli Stati Uniti fanno pressione su Israele per creare agevolazioni all’Autorità palestinese, che è uno dei vari nemici di Hamas.

Ecco perché l’organizzazione terroristica ha visto un’opportunità per lei e per i suoi sostenitori iraniani di fermare l’intero processo.

Un gravissimo sbaglio è stato portare allo scoperto il negoziato dell’accordo con Riyad.

Hamas ha cosi deciso di interrompere un percorso che stava guadagnando notevole consenso nelle popolazioni arabe. L’idea era quella di mettere in difficoltà le leadership arabe che stavano collaborando con Israele, che ha in corso, da tempo, la strategia degli accordi paralleli (nella speranza illusoria che rimuovendo la questione palestinese, questa finisse per diventare irrilevante).

La rappresaglia israeliana non è solo attesa, ma anche in qualche modo sperata. Una volta che la questione palestinese tornerà in primo piano e gli arabi in tutto il Medio Oriente guarderanno le armi americane in mano israeliana che uccidono un gran numero di palestinesi, si accenderà una reazione molto forte. La reazione attesa di Israele è un’incursione via terra che causerà diverse complicazioni. Primo fra tutti le vittime civili che sposterebbero la condanna su Stati Uniti e Israele.

E poi, una volta occupata Gaza, che succederà?

Ricordiamo che gli israeliani si ritirarono da Gaza già nel 2005 e non vorrebbero tornarci. Il premier Israeliano è molto prudente quando si tratta di guerra e il suo obiettivo principale è tornare allo status quo ante, ossia alla situazione antecedente all’attacco. Ma Hamas difficilmente si asterrà dall’escalation; perché ha come obiettivo quello di convincere Israele a reagire in modo massiccio facendo peggiorare il conflitto.

Fra le diverse parti coinvolte più pericolosi sono gli Hetzbollah libanesi dotati di migliaia di razzi che possono far piovere sulle principali città di Israele e questo potrebbe causare una guerra totale non solo a Gaza ma anche in Libano, in modo tale che sarebbero in tanti ad essere trascinati in quella tragica situazione.

Certamente l’Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein l’Egitto, la Giordania e i Paesi che hanno firmato le intese con Israele hanno tutti interesse a conseguire un immediato cessate il fuoco. In effetti, più si andrà avanti e più sarà arduo conservare rapporti con Israele.

Poi c’è la situazione interna. Netanyahu ha grandi responsabilità nella situazione: ora l’unico modo per riscattarsi e far dimenticare le sue colpe, è lanciarsi nel conflitto. Ma per lui potrebbe essere anche 8 10 opportunità per proporre un governo di unità nazionale, emarginando le posizioni estremistiche che ha in casa, riaggregando il Paese.


Si può fare un confronto con la guerra del 73, detta del Kippur. Quella volta i Paesi arabi attaccarono imprevedibilmente Israele e furono sconfitti (anche se il mondo arabo vive ancora quella guerra come una vittoria). Infatti, all'epoca Egitto e Siria riuscirono a cogliere impreparato l’esercito israeliano, ad attraversare il Canale di Suez e ad avanzare sulle alture del Golan.

Per Hamas, dimostrare, 50 anni dopo, che può fare la stessa cosa, potrebbe essere un enorme spinta alla sua posizione nel mondo arabo. Una notevole differenza è che l’allora presidente egiziano, faceva la guerra per ottenere la pace. Hamas ha invece lanciato l’offensiva per distruggere Israele e non ha interesse a raggiungere un compromesso. Fu un atteggiamento prepotente quello di Israele che scatenò la guerra prima del 1973. La stessa arroganza si è mostrata di nuovo negli ultimi anni. Molti avevano avvertito che la condizione dei palestinesi era diventata insostenibile, ma loro consideravano che il problema fosse sotto controllo.

Ora tutte le loro convinzioni sono state fatte saltare in aria, proprio come nel 1973. Possiamo solo pregare e sperare nelle diplomazie per fermare questa infinita guerra.

J.K Malesani

 

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Words and Dreams

L'humour, les mots j'en fais mon affaire...La langue de bois, je ne connais pas. Fatiguée d'être censurée, j'ai décidé de faire profiter, à ceux d'entre vous qui n'ont pas peur des mots, à ceux qui sont capables d'aller au-delà d'un paragraphe de lecture, de mes pensées, de mes élucubrations.
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